Alterrative in viaggio alla riscoperta del biologico
- 7 Marzo 2016
Un’iniziativa per dare voce a chi difende la terra ma soprattutto la coltiva, rispettandola nei suoi equilibri e vivendo in armonia con la natura
ALTERRATIVE inizia con un viaggio di 260 giorni in 20 paesi lungo le tante strade che portano al biologico.
Stefano e Daniela, dopo 5 anni passati in Africa impegnati a gestire progetti di sviluppo rurale, decidono di prendersi una pausa e intraprendere un giro del mondo per esplorare nuove realtà nell’ambito della sovranità alimentare. Tanti incontri con persone straordinarie quotidianamente impegnate a costruire realtà alternative, mondi nuovi. Piccole organizzazioni comunitarie, iniziative personali, reti di solidarietà che stanno seguendo percorsi diversi ma con un’unica destinazione: produrre cibo sano attraverso l’agricoltura biologica. Un’agricoltura viva che nutre in maniera sana e sostenibile, senza danneggiare irrimediabilmente le risorse naturali e l’equilibrio ecologico del nostro meraviglioso ma delicato pianeta.
ALTERRATIVE ha esplorato l’agricoltura biologica prendendo in considerazione i vari aspetti della sua sostenibilità, quindi come strumento per promuovere l’integrazione delle donne indigene, come fonte di reddito e crescita economica, come mezzo per il rafforzamento del tessuto sociale e spirito comunitario, come fonte di riconversione di terreni ormai impoveriti.
Donne e alimentazione
In Cile, ALTERRATIVE ha incontrato le donne di ANAMURI (Associazione Nazionale di Donne Rurali e Indigene) una organizzazione che promuove l’agricoltura biologica come soluzione per assicurare cibo sano alla portata di tutti e valorizzare il ruolo delle donne in una società in cui sono proprio loro a portare avanti i lavori agricoli.
Dice Mafalda: “La gente deve mangiare, ma non può mangiare pillole come vorrebbero le aziende farmaceutiche e le grandi imprese dell’agrobusiness. Ferro e vitamine le troviamo nella nostra frutta e verdura, non nelle pillole o nel riso dorato. Il potere delle grandi aziende è un mostro ineliminabile, ma la gente deve riunirsi intorno ad una proposta alternativa che ci permetta di sopravvivere e decidere noi cosa vogliamo seminare, come vogliamo coltivare e cosa vogliamo mangiare. Non vogliamo pacchetti tecnologici di semi, erbicidi e pesticidi, vogliamo continuare a mangiare pomodori che sappiano di pomodori e pesche che sappiano di pesche”.
Economia biologica
Dal punto di vista economico, l’agricoltura biologica può generare notevoli profitti quando viene riconosciuto il giusto prezzo ai coltivatori. Un ottimo esempio di questa sostenibilità economica del biologico è Finca Marta (Tenuta Marta), una fattoria organica fondata dall’ agronomo cubano Fernando Funes Monzote, nella zona di Caimito, alle porte dell’Avana. In pochi anni, applicando avanzate ma semplici tecniche agroecologiche, Fernando ha trasformato una brulla collina in un profittevole e rigoglioso ecosistema che quotidianamente produce verdure, miele, uova e carne, tutti prodotti interamente biologici venduti ai tanti ristoranti della capitale cubana alla ricerca di prodotti sani e di qualità. Finca Marta è solo uno degli esempi più conosciuti della rivoluzione verde cubana, dove circa un agricoltore su tre ha già adottato tecniche agricole che non prevedono l’uso di alcun prodotto chimico.
Sostenibilità sociale e ambientale
ALTERRATIVE ha toccato con mano esempio concreti di come questo tipo di agricoltura rafforzi il tessuto sociale e crei senso di comunità. Spesso, infatti, scegliere il biologico significa anche adottare tecniche a bassa meccanizzazione che necessitano quindi di molte persone che collaborino in maniera solidale. L’effetto sociale dell’agricoltura biologica inizia in realtà ben prima della coltivazione, con lo scambio dei semi, una pratica millenaria che ha permesso di creare tutte le varietà di ortaggi che oggi conosciamo. In Uruguay, per esempio, REDES (Rete di Ecologia Sociale) lavora per proteggere la biodiversità dei semi sia attraverso il coordinamento della Rete Nazionale di semi indigeni sia attraverso l’organizzazione dell’ annuale festa dei semi e della agricoltura familiare per promuovere l’uso di semi locali e dare visibilità ai piccoli agricoltori biologici.
L’agricoltura biologica come fulcro di una comunità è stato un tema ricorrente nel viaggio di ALTERRATIVE. Il primo esempio è la fattoria comunitaria del Gill Tract, California, dove cittadini e studenti hanno sottratto un pezzo di terra alla speculazione edilizia e ora coltivano un orto urbano i cui prodotti vengono principalmente donati a famiglie in crisi o persone che stanno vivendo situazioni di disagio: studenti e casalinghe che con il loro impegno quotidiano stanno costruendo una splendida comunità solidale. La speranza e la solidarietà crescono anche in Bolivia, a Cochabamba, ai piedi delle Ande, dove OINCO, l’Organizzazione di Inquilini di Cochabamba, sta lottando da anni per ottenere la costruzione di alloggi popolari e che nel frattempo si e’ aggregata intorno ad un piccolo orto urbano i cui prodotti vengono poi spartiti equamente fra le famiglie che fanno parte dell’organizzazione. Attorno all’agricoltura biologica si possono anche creare armoniosi luoghi di creazione e scambio della conoscenza, come ALTERRATIVE ha potuto constatare in India, visitando la Discipline Farm (Fattoria della Disciplina) di Auroville, nello stato meridionale del Tamil Nadu. Una verdissima fattoria 100% biologica dove contadini indiani e giovani volontari provenienti da tutto il mondo fondono la conoscenza locale con saperi e tecnologie moderne creando così una fiorente comunità dove vige la libertà di sperimentare nuovi metodi in totale armonia con il delicato equilibrio ecologico della natura.
Rigenerazione del suolo e agricoltura urbana
Biologico non significa però solamente produrre cibo sano nel pieno rispetto della natura, perchè con l’adozione di tecniche rigenerative si possono addirittura recuperare i danni causati da procedimenti agricoli insostenibili come le monoculture. Nel nord dell’India, ai piedi dell’Himalaya, il centro per la conservazione della biodiversita’ Navdanya nel 1987 ha preso in gestione un’ arida pianura resa sterile dalla monocoltivazione dell’eucalipto, molto ricercato come materiale da costruzione, ma, come ogni monocoltura, fortemente dannoso per l’equilibrio del suolo. Navdanya, in pochi anni, ha trasformato questo appezzamento di terreno in una fiorente fattoria per la promozione della biodiversità che produce ogni anno quintali di granaglie, frutta e verdura rigorosamente biologiche. Questo centro, fondato e diretto dalla famosa attivista indiana Vandana Shiva, ha inoltre creato una rete nazionale di 122 banche dei semi che hanno lo scopo di conservare le varieta’ di semi autoctoni, i più adatti a crescere senza prodotti chimici e i più adatti a resistere ai cambiamenti climatici.
Un ciclo di comunione, crescita e riconversione che inizia e finisce con i semi. Esempi che dimostrano come l’agricoltura biologica porti con sè innumerevoli vantaggi. Avvicinarsi al mondo del biologico non è difficile. Molti di noi associano i prodotti biologici a rigogliosi campi coltivati in verdi zone rurali, ma c’è anche chi ci riesce in pochi metri quadrati. Nel centro di Kolkata (Calcutta) una delle più inquinate megalopoli mondiali (oltre 14 milioni di abitanti), ALTERRATIVE ha visitato un’oasi di verde, Urbagrow, dove il sorridente Anirbar Chanda cresce una incredibile quantità e varietà di verdure biologiche nei pochi metri quadrati del suo tetto terrazzato: ci riesce utilizzando la tecnica acquaponica che ha come ulteriore vantaggio la costante produzione di pesce fresco in spazi davvero ristretti.
Se ci riesce Chanda, perchè non provare anche noi?
Il futuro di ALTERRATIVE
Questi sono solo alcune delle storie ospitate sul sito. Le parole e le immagini raccolte da ALTERRATIVE sono in fase di trasformazione: l’obiettivo è dare vita ad un resoconto scritto e ad un video che raccontino l’impegno quotidiano di queste persone che stanno percorrendo le strade del biologico.

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E’ giusto difendere la biodiversita’
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